Come musica azzurra - Francesca Scotti
--- Recensione di Katiuscia Rigogliosi per Brescia si legge ---
«Erano soltanto parole, le parole? […] Le parole sono sempre pietre o pugni, graffi o carezze, mani protese o cappi al collo, erba su cui camminare tranquillamente oppure bombe appena innescate. Lo sono sempre state e sempre continueranno ad esserlo.» (Francesca Scotti, “Come musica azzurra”, p. 37)
Siamo giunti, purtroppo, alla fine: “Come musica azzurra” (Edikit, 2024), quarta opera dell’autrice bresciana classe 1991 Francesca Scotti, è infatti il capitolo finale della saga, composta da quattro libri collegati tra loro ma autoconclusivi (cioè leggibili singolarmente), che racconta attraverso quasi un secolo di storia le vicissitudini di una famiglia bresciana verosimile, quella dei Fontana.
Iniziata con “Figli della lupa”, l’imponente romanzo storico d’esordio che copre un arco di tempo che va dall’avvento del fascismo al secondo dopoguerra, e proseguita con “Vento porpora” (una sorta di prequel che racconta l’inizio della saga familiare, dalla fine dell’Ottocento al 1931) e “La fedeltà dell’edera” (che unisce la Brescia degli anni Cinquanta al dramma delle foibe e dell’esodo istriano), la saga della Famiglia Fontana giunge a compimento affrontando con la consueta maestria il periodo storico caratterizzato dalla Strage di Piazza della Loggia.
Come nei capitoli precedenti, anche in questo suo ultimo lavoro Francesca Scotti riesce infatti non solo ad essere precisa nel raccontare fatti e particolari di avvenimenti, ma riesce anche a farli rivivere attraverso gli occhi dei testimoni. Trasmettendo l’angoscia e la paura, ma anche la rabbia e la sete di giustizia, l’autrice rende attualissimi eventi, movimenti e visioni del mondo passate, riuscendo in poco più di 200 pagine a narrare un ventennio di storia senza annoiare il lettore e tenendo alta l’attenzione anche in momenti in cui la mente direbbe so già cosa è accaduto. Il tutto accompagnato in maniera magistrale dalla migliore musica rock di quegli anni: ogni capitolo comincia infatti con una piccola citazione di una canzone tratta dall’album “Strange days” dei The Doors – gruppo amato da una delle protagoniste del romanzo.
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