Nel 2025 si celebra un anniversario di grande rilievo per la cultura italiana: il centenario della fondazione dell'Istituto della Enciclopedia Italiana, meglio noto come Treccani.
Nato nel 1925 per volontà del filantropo e industriale bresciano Giovanni Treccani degli Alfieri, l'Istituto si è affermato nel tempo come un punto di riferimento imprescindibile per la diffusione del sapere e della conoscenza.
La prima e più celebre opera pubblicata dalla Treccani fu la Enciclopedia Italiana di Scienze, Lettere ed Arti, un monumentale progetto editoriale che vide la luce tra il 1929 e il 1937 sotto la direzione di Giovanni Gentile, integralmente conservata in Queriniana e della quale qualche volume è esposto in mostra.
L'enciclopedia si distinse subito per la qualità e la profondità dei suoi contenuti, coinvolgendo alcuni tra i più illustri intellettuali del tempo.
Ancora oggi, la Treccani continua ad aggiornare e ampliare questo patrimonio con nuove edizioni e strumenti digitali, mantenendo il suo ruolo di guida nel panorama enciclopedico italiano, anche con la versione online www.treccani.it.
Oltre alla celebre enciclopedia, la Treccani ha dato vita a numerose altre pubblicazioni di prestigio, tra cui il Dizionario Biografico degli Italiani, che raccoglie le biografie di figure di spicco della storia italiana, e il Vocabolario della Lingua Italiana, un punto di riferimento per studiosi e appassionati di linguistica.
Un altro pilastro dell'Istituto è la costante attenzione alla contemporaneità, testimoniata dalle sue iniziative digitali e dalle opere dedicate ai nuovi scenari del sapere.
Una delle ultime sfide editoriali, oltre ai preziosi volumi d'arte dedicati ai più importanti artisti italiani, anche la collana dedicata alle città Capitali della Cultura italiane, di cui Brescia, insieme a Bergamo, nel 2023.
Nel corso del suo secolo di vita, la Treccani ha saputo evolversi, affrontando le sfide dell'era digitale con la creazione di piattaforme online, banche dati e contenuti multimediali accessibili a un vasto pubblico. Il suo impegno nella divulgazione del sapere si è esteso anche al mondo scolastico e accademico, consolidando un'eredità culturale che continua a ispirare le nuove generazioni.
Oggi, a cento anni dalla sua fondazione, la Treccani resta un simbolo di eccellenza, un faro di conoscenza e un esempio di come la cultura possa essere preservata e diffusa nel tempo. Il suo contributo alla costruzione di un sapere condiviso rappresenta un valore inestimabile per l'Italia e per il mondo intero.
Il senatore Giovanni Treccani degli Alfieri (1877-1961), pur avendo progettato la Storia di Brescia «fin dai lontani tempi dell’Enciclopedia italiana», poté predisporre i lavori solo nel 1961, promuovendo la Fondazione Treccani degli Alfieri per la Storia di Brescia, in modo che all’opera «iniziata e condotta senza scopi speculativi» fossero assicurati «la continuità e lo sviluppo anche nel lontano avvenire». Già dal decennio precedente, però, Treccani era fattivamente in contatto con Ugo Baroncelli per organizzare la pubblicazione della Storia di Brescia.
La Biblioteca Queriniana, tra il 1961 e il 1964, divenne «Segreteria permanente della Storia di Brescia» e un ruolo fondamentale fu svolto da Ugo Baroncelli, direttore della Queriniana dal 1930 al 1970 e autore della corposa parte su Il Risorgimento. In seguito, i diritti editoriali vennero trasferiti alla Banca San Paolo di Brescia, che si avvalse della collaborazione della casa editrice Morcelliana.
Nelle due pagine di presentazione alla Storia di Brescia il senatore Treccani trovò il modo di citare due volte monsignor Paolo Guerrini (1880-1960), sottolineandone il ruolo di direttore della Biblioteca Queriniana e inserendolo nel Comitato direttivo dell’opera.
Strettamente legati alla storia della Biblioteca anche Renzo Bresciani, direttore della Queriniana tra il 1970 e il 1973 ma vicedirettore fin dagli anni Cinquanta, collaborò alla stesura della Storia di Brescia con il capitolo Letteratura dialettale, mentre Ornello Valetti, direttore della Queriniana dal 1973, fu collaboratore della segreteria.
Ultraottantenne, Treccani descrisse la propria attività come «il lungo cammino percorso nel campo della cultura vicino sempre a quello dell’attività industriale, che ha fornito i mezzi materiali, perché una costante e viva aspirazione del mio spirito potesse farsi realtà concreta».
Grazie ai documenti d’archivio conservati presso la Biblioteca Queriniana, sappiamo che il rapporto di collaborazione con gli studiosi venne fissato in modo molto accurato e preciso, garantendo a ciascun autore la citazione per intero del proprio nome nel volume relativo.
In una lettera ai collaboratori del 10 febbraio 1961 vennero garantiti ad ogni autore 25 estratti del proprio intervento e, previa adesione, il prezzo speciale di 40.000 lire per l’acquisto dell’opera completa, anziché le 70-80.000 lire stimate. Per un confronto, il compenso dei collaboratori poteva raggiungere le 200/300.000 lire, anche in ragione della lunghezza dell’intervento. A questa proposta il direttore della Queriniana Ugo Baroncelli, membro del Comitato Direttivo, rispose il 9 marzo 1961: «Desidero essere tra i primi a sottoscrivere l’impegno per poter a suo tempo ricevere l’opera intera al prezzo ridotto», ringraziando anche il senatore Treccani perché gli estratti, che sono oggi completamente caduti in disuso, erano un importante strumento offerto agli autori di contributi per veicolare i propri scritti e interventi, facendosi conoscere e diffondendo i propri lavori.
Tra i fascicoli che contengono i documenti relativi a ciascun collaboratore, curiosamente, quello relativo a Leonardo Mazzoldi riporta la dicitura “Privato”.
Nel carteggio, Mazzoldi dà un’entusiastica adesione alla proposta di collaborazione ricevuta, suggerendo con zelo e professionalità la pubblicazione di alcuni lavori e riferendosi a fonti da consultare ma nella sua lettera, datata 23 settembre 1960, scrive: «Caro Baroncelli, sta bene per quanto riguarda, in linea di massima, la mia collaborazione alla nuova “Storia di Brescia”, che penso anch’io, non dovrebbe risultare particolarmente gravosa, dato che sulla storia politica del periodo che tu mi hai indicato, non ricordo, ora, che ci siano delle grandi cose da dire, o comunque grandi avvenimenti verificatisi dalle nostre parti […] Meglio così, perché rifiutare sarebbe stato antipatico, ed un lavoro come me lo sogno io non può essere fatto a tempo».
Si tratta naturalmente di una battuta, dal momento che l’argomento trattato occupa 145 pagine, ma la risposta che parte dalla Biblioteca Queriniana, il successivo 5 ottobre, è: «Carissimo, ti prego di sostituire la tua lettera del 23, scritta nel tuo stile spassoso, quanto sincero, con altra che mi sia possibile conservare in atti e far leggere al Senatore, qualora me lo richieda».
Un altro elemento interessante emerge nella ricerca di una fotografia del Broletto in cui la Torre del Popolo non risulti tagliata. In proposito Baroncelli scrive: «Non si può neppure lontanamente pensare di farla eseguire ora, perché in qualsiasi ora la piazza è piena di automobili e sotto la Loggia delle grida sostano i pulmini del servizio cittadino».
Qualche riga, infine, meritano le studiose coinvolte, cui viene dato il titolo di “Dott.” e a cui ci si rivolge per lettera con un «Gentilissima signorina»:
Rossana Bossaglia (1925-2013), “dottore, libero docente di storia dell’arte nell’Università di Pavia”, invitata su proposta di Arslan a compilare il capitolo: La pittura del Cinquecento: i maggiori e i loro scolari.
Anna Maria Finoli (1923-2020), "libero docente di filologia romanza nell’Università degli Studi di Milano", compilò: La cultura a Brescia nel Medioevo.
Emilia Merli (1929-), professoressa di storia dell’arte, bresciana, membro dell’Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell’Arte, scrisse il capitolo: Le vesti dei bresciani.
Bianca Spataro (1912-1985), insegnante di greco e latino al liceo Arnaldo, bresciana, che si occupò dei capitoli: La scultura dei sec. XIX e XX e La pittura dei sec. XIX e XX.
Ginevra Zanetti (1906-1991), unica donna membro del Comitato Direttivo, qualificata come “professore inc. [incaricato] di storia del diritto italiano nell’Università di Sassari”, nata a Milano da padre di Bagolino, autrice de: Le signorie (1313-1426).