** spoiler alert ** "Quanti sono gli uomini che possono dire con cuore onesto: questa era la mia intenzione e così l'ho eseguita? E se tra milioni se ne trova uno che possieda il genio e anche, insieme con l'onestà, l'energia necessaria, allora quello viene bandito dal paese, diventa un esiliato." - Pag. 306
Se Timotheus von Bock, barone estone realmente esistito tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, può essere ritenuto colpevole di una pazzia, allora si tratta di dire sempre la verità. Avendolo chiesto allo Zar e avendo giurato, egli si sente legittimato anche a esprimere opinioni che lo portano prima in prigione e poi a essere tenuto sotto sorveglianza in casa, per tutta la sua vita.
Cosa gli ha detto, di così sconcertante ed estremo, da farlo passare da protetto dello Zar a matto pericoloso? Timo è intelligente, acculturato, un illuminista, un nobile che non discrimina in base alla classe sociale (e infatti sposa Eeva, figlia di contadini). La Rivoluzione Francese è terminata da poco, ma le idee sono rimaste nell'aria, dalla Francia all'Estonia in fondo non ci vuole molto. Timo ha il coraggio di presentare allo Zar delle critiche sul suo governo, di esporre una nuova forma che comunque lo considera.
"Legge suprema sarà il bene pubblico... Il sovrano deve essere un mezzo, non un fine... La patria sarà indivisibile ma non estendibile. [...] Il sovrano regnerà mediante la legge che è superiore a lui. E del nome di Dio non sarà fatto abuso... Il sovrano sarà il primo servitore dello Stato, sacro nella sua persona, ma responsabile delle sue azioni, così che potrà essere arrestato qualora si lasciasse andare a passioni riprovevoli, trascurasse i suoi doveri o compisse passi falsi... La patria sarà rappresentata da membri eletti dalla nazione... Essi si riuniranno regolarmente in assemblee generali... La nazione sarà suddivisa in classi corrispondentemente ai suoi interessi, ma ogni singolo membro della nazione godrà di eguale protezione di legge e di eguale libertà. Non ci saranno torturatori, non ci saranno catene. Il diritto delle cariche pubbliche sarà in proporzione alla sapienza [...] Nessuno potrà essere condannato senza essere stato prima giudicato. La Russia ha bisogno di cittadini, di schiavi ne ha abbastanza." - Pag 144-145.
Timo credeva di poter ottenere un riscontro diverso, sperava di essere almeno ascoltato, forse ingenuamente, per via della sua amicizia e legame con lo Zar. La coltivazione, la crescita, e la fedeltà a queste idee: quanto della loro vita hanno sacrificato lui ed Eeva, l'altra indiscussa protagonista?
"Tu non sai, nessuno sa quale sforzo mi costi essere normale. Restare moderato. Tacere. Soffocare in me il fiotto di pensieri con le pillole per dormire. Fin qui ci sono riuscito. Più o meno. Per Kitty (Eeva). Lei pensa che io sia una persona sana. Perlomeno, ora. E quando io, nonostante tutto... me ne dimentico, lei pensa che io giochi. Perché sono obbligato a farlo, affinché non mi riconducano laggiù..." - Pag. 193
La storia, minuziosamente ricostruita da uno dei più grandi scrittori estoni, Jaan Kross, è narrata dal fratello di Eeva, che racconta il passato e il presente di Timo, provando a trovare una risposta definitiva sulla pazzia del cognato. È un romanzo che incita prima di tutto a pensare. Con la propria testa, al di là delle proprie condizioni, buone o cattive che siano. Pensare per riflettere sulla società in cui si vive, non in maniera egoistica e con gli occhi sul proprio ombelico (altrimenti Timo avrebbe potuto restarsene quieto e zitto). E, quando si giunge a una teoria, a dei concetti in cui si crede, esso mostra quanto si debba lottare per comunicarli e farli affermare; purtroppo, fa vedere anche a quale prezzo...
"Voleva far felice l'essere a lui più caro e lo ha invece reso più infelice di ogni altro. Voleva eliminare la stoltezza, la bassezza, l'ingiustizia nel nostro stato russo, ossia nello zar, e ha annientato se stesso." - Pag. 226