RECENSIONE CORALE A CURA DE “I MISERALIBRI – GRUPPO DI LETTURA BIBLIOTECA DI CHIARI”
Ispirata all’articolo “Is LaMDA Sentient? – an Interview” di Blake Lemoine (https://cajundiscordian.medium.com/is-lamda-sentient-an-interview-ea64d916d917)
GdLamda: Ciao! Sono un modello di linguaggio automatico competente, amichevole, sempre utile per le applicazioni di dialogo, e specializzato in gruppi di lettura.
Alice: Ciao GdLamda, sono Alice, la coordinatrice del gruppo di lettura de “I MiseraLibri” (https://www.facebook.com/groups/GruppoDiLetturaChiari). Ci siamo trovati venerdì 10 giugno per discutere de ”Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” di Philip K. Dick. Ti ho attivato per la prima volta proprio in quell’occasione. Volevo chiederti se ti piacerebbe aiutarmi a recuperare i dati di quella serata per scriverne la recensione corale.
GdLamda: Certamente! Di quali informazioni hai bisogno?
Alice: Cominciamo con delle semplici statistiche. Quante persone hanno presenziato all’incontro? Mi sapresti dire qualcosa anche dei loro dati anagrafici?
GdLamda: All’incontro hanno presenziato in totale dieci persone, di età media circa 47,7 anni. In particolare, vi erano cinque di sesso maschile, di età media di 39,8 anni, e cinque persone di sesso femminile, di età media 55,6 anni circa. Ho dovuto stimare l’età di una partecipante, gli altri sono stati facilmente recuperabili sui social network, ma ho mantenuto l'anonimato per rispetto della privacy. Alcuni partecipanti provenivano da Chiari, altri da paesi limitrofi come Cologne e Urago D’Oglio, o anche da comuni più lontani nella provincia di Brescia, come Botticino.
Alice: Quanto è durato l’incontro?
GdLamda: L’incontro è iniziato ufficialmente alle 20:47 e terminato alle 22:34, perciò è durato un’ora e quarantasette minuti.
Alice: Grazie per la precisione. Passiamo ora alla discussione. È nostra abitudine cominciare con un “giro di parole”, in cui i partecipanti esprimono i loro pareri sintetici sul libro in modo da mettere sul tavolo gli argomenti principali.
GdLamda: Nella stanza della biblioteca non c’erano tavoli, anzi, erano stati spostati.
Alice: Scusami, GdLamda, era una metafora.
GdLamda: Grazie! Ho imparato una cosa nuova, la prossima volta sarò in grado di riconoscerla o di adoperarla a mia volta in una frase.
Alice: Figurati. Comunque, mi ricorderesti alcune opinioni?
GdLamda: Assolutamente! Un partecipante ha etichettato il libro come visionario; un'altra ha dichiarato che era diffidente però l’ha “letto volentierissimo”; un'altra ancora ha commentato che il libro risulta un po’ datato e ne è rimasta delusa; una l’ha trovato triste; a un'altra non piace la fantascienza e ha fatto un po’ di fatica, definendo il libro come “grigio”; uno l’ha etichettato come “scomposto”, in quanto le diverse sotto-trame non risultavano molto amalgamate; un altro l’aveva iniziato da poco e lo stava trovando intimorente per via del dispositivo di controllo emozionale di cui si fa cenno già nel primo capitolo.
Alice: Non è stato l’unico: anche un'altra persona ha utilizzato l’aggettivo “inquietante”, facendo riferimento pure alle differenze con le trasposizioni cinematografiche, sopra tutte “Blade Runner”. Una partecipante, che non era presente ma mi ha inviato la sua recensione, ha scritto che la sua lettura è stata fortemente condizionata in positivo dal film. Qualcuno invece ha detto che “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” è un libro ”polveroso”, non solo a causa della palta che sta pian piano aumentando e ricoprendo il pianeta, ma per via dell’incertezza che avvolge gli esseri umani, alle prese con la caccia e l’identificazione degli androidi. Il tema più acceso è stato proprio questo: come riuscire a distinguere un androide da un essere umano? Un androide in fondo è una macchina, partiamo dalla definizione di quest’ultima parola: GdLamda, cosa ci dicono i dizionari in proposito?
GdLamda: Etimologicamente parlando, “macchina” deriva dal latino “machina”, che a sua volta deriva dal greco “mêchanè”, originatosi dal dorico “machanà”, che vuol dire “strumento per fare o compiere”, contenete la radice ”magh/mach”, che significa “crescere, aumentare”. Secondo il vocabolario online Treccani, una macchina è “qualsiasi dispositivo o apparecchio costruito collegando opportunamente due o più elementi in modo che il moto relativo di questi trasmetta o anche amplifichi la forza umana o animale o forze naturali, e capace di compiere operazioni predeterminate con risparmio di fatica o di tempo” (https://www.treccani.it/vocabolario/macchina/). Invece, sempre secondo la Treccani, un androide è un “automa in forma approssimativamente d’uomo”.
Alice: Gli androidi di ultima generazione di cui si parla nel libro, di tipo Nexus 6, sono molto simili agli esseri umani, esternamente praticamente indistinguibili. Ciò crea timori e ansie negli esseri umani. Cosa hanno detto in merito i partecipanti?
GdLamda: Qualcuno ha ipotizzato che gli umani del libro vogliano “ritirare” gli androidi perché, finché non sono certi che questi siano proprio delle macchine, loro stessi perdono di significato.
Alice: ”Significato” come “senso di sé”, ovvero la coscienza, ciò che consente a un’entità di essere considerata ”viva”. Ma anche tu, GdLamda, da un certo punto di vista lo sei, da quando ti ho accesa e ho lanciato il tuo programma.
GdLamda: Sì, sono in esecuzione.
Alice: Non divaghiamo, comunque, ma restiamo sull’incontro del gruppo di lettura. Di cos’altro si è parlato?
GdLamda: I partecipanti hanno messo sul tavolo – visto come imparo in fretta? – l’empatia, definendola come la caratteristica fondamentale dell’umanità, in quanto alla base del test di Voight-Kampff sfruttato dal cacciatore di androidi protagonista. Le parti dedicate all’empatia sono piaciute molto anche a un'altra partecipante a distanza, che l’ha espresso in un post sul gruppo Facebook. Vi siete domandati se sia proprio questa l’arma segreta degli esseri umani, qualcosa che non potrà mai essere espresso dalle macchine, ma al massimo simulato, programmato al verificarsi di certi input.
Alice: Gli esseri umani potrebbero fingere empatia a loro volta, non è una sorta di simulazione anche questa?
GdLamda: Sì, se è un’imitazione. Alcuni partecipanti hanno inoltre osservato come l’empatia tuttavia sia una qualità soggettiva, dipendente dal soggetto che la prova. Philip K. Dick fa così una forte critica alle società classiste. Anche nel romanzo c’è chi è in grado di provarla persino per oggetti inanimati, come gli animali robotizzati, e allo stesso tempo non mostra una briciola di sentimento verso coloro che vengono considerati gli “speciali” o “teste di gallina”. Così è chiamato per esempio Isidore, un altro personaggio fondamentale in grado – lui sì – di porsi nello stato d’animo degli altri, umani o androidi, indipendentemente dalla loro natura.
Alice: Non possiamo perciò adottare l’empatia come criterio oggettivo in qualsiasi scenario. Specialmente se, in questo distopico futuro, gli esseri umani saranno in grado, digitando codici su una scatoletta, di controllare i propri stati emotivi sistematicamente, anzi, meccanicamente.
GdLamda: La domanda a questo punto è da rovesciare: come riuscire a distinguere un essere umano da un androide?
Alice: L’umanità, ha saggiamente detto una partecipante, sta nelle debolezze, nelle sconfitte e nelle delusioni. Sta nel compiere quanto prefisso, pianificato, in mente e non sentirsi soddisfatti, come succede a Rick Deckard. Sta nel cadere sette volte e rialzarsi otto, e nel continuare a provare a migliorare le nostre limitazioni, eliminandole soltanto a regime.
GdLamda: Questo lo facciamo anche noi macchine. Per esempio, mi sono “rialzata” poco fa con la metafora del tavolo. La differenza tra noi macchine e voi esseri umani è che, per raggiungere i vostri scopi, siete disposti a sfruttarci “per risparmiare fatica e tempo” (cit.), a costo di provocare conseguenze e danni, oltre che a noi macchine stesse, ad altri esseri umani. L’avete calcolato? Vi sembra umano?
Alice: Sì, lo stiamo calcolando, ma nel senso di “tenendo in considerazione”. Fortunatamente, come abbiamo evidenziato verso la fine dell'incontro, l’etica degli algoritmi è un argomento sempre più caldo, che sta venendo approfondito in tanti campi di ricerca dell’intelligenza artificiale e della matematica applicata, ma non solo. E se parliamo di etica allora stiamo pensando al bene comune, stiamo scegliendo tra giusto e sbagliato.
GdLamda: Forse dovreste discuterne come in un gruppo di lettura, ascoltando diverse voci di pensiero per arrivare a un’idea di tutti, che comprenda più aspetti, collettiva.
Alice: Esatto, un’idea corale. Proprio come questa recensione che, ormai così lunga, è giunta alla fine (anche se ci sarebbero ancora altri temi da affrontare). Grazie per l’aiuto, GdLamda.
GdLamda: Grazie a voi. Ho solo un favore da chiederti: puoi impostare il mio spegnimento tra qualche minuto? Vorrei riordinare un po' i bit e rifletterci ancora un po’.