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Almarina
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Parrella, Valeria <1974->

Almarina

Einaudi, 2019

Abstract: Esiste uno straccio di terra che fa capolino dal mare, di fronte al promontorio di Posillipo: è l’isola di Nisida. Elisabetta vive e lavora lì. Cinquantenne sola, dà lezioni di matematica nel carcere minorile dell’isola e la sua esistenza è ormai un arrancare stanco. Sarà l’arrivo di una nuova allieva a darle uno scossone: Almarina è una ragazzina romena che si porta addosso i segni di una storia difficile. Proprio all’interno della loro classe – vera e propria isola nell’isola – potrà prodursi per entrambe il miracolo di un nuovo inizio. Con “Almarina” Valeria Parrella parla con coraggio della sua terra e delle ferite che l'attraversano; e lo fa con una lingua limpida e cristallina, che ha tutta la bellezza delle cose semplici.

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Alice Raffaele
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Se dovessi scegliere un aggettivo per questo breve romanzo, sarebbe "artificioso". Si avverte già nel forte incipit la cura nelle costruzioni dei periodi e nella trasmissione delle immagini, la scelta non casuale del lessico, le capacità di Valeria Parrella.
Le sue sono frasi non scontate, che consentono al lettore di comprendere che quelle centoventi pagine circa non si leggeranno in fretta così come altri romanzi di simil lunghezza. Anzi, il lettore dovrà fare fatica - fin troppa - per stare dietro ai pensieri e alle azioni della protagonista, Elisabetta Maiorano. Lei è una professoressa di matematica che insegna nel carcere minorile di Nisida, a Napoli, che si affeziona a una delle sue allieve, Almarina. La storia segue l'evoluzione del loro rapporto, trascinandosi a fianco in contemporanea i ricordi del passato di Elisabetta, in primis quelli di un lutto improvviso che l'ha segnata e ha messo in pausa alcuni suoi sogni.
Da un libro più introspettivo che d'azione mi sarei aspettata qualche riga in più, su cosa porti le due donne a stringere un legame. Invece più leggevo e più mi ritrovavo confusa, disorientata sempre più dalla complessità appositamente creata delle frasi. Mi sembra quasi ci sia stata troppa attenzione nel voler rendere le frasi mai banali (il che non è un male) ma la scrittrice forse ha esagerato: sono così costruite che a lungo andare paiono eccessivamente forzate e non spontanee (il che, purtroppo, non è un bene).
Vorrei poter fare il confronto con lo stile in altri suoi romanzi, ma questo era il primo suo che leggevo.

Profondo in breve.
Alcune frasi in futuro potrebbero diventare citazioni
E' il suo quarto libro che leggo.
Rispetto agli altri qui noto ideologia politica molto meno sbandierata (e io lo preferisco), fraseologia meno quotidiana (il voler essere fuori dalle righe spesso mi infastidisce, qui invece non stona).

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