Rete Bibliotecaria Bresciana e Cremonese

PIacevole romanzo da ombrellone, tal quale il precedente.
Niente a che vedere con Tutto il blu del cielo

È vero, potrebbe essere letto senza altro che lo preceda, ha una sua compiutezza, si colloca bene nel suo spazio e nel suo tempo. Ma è altra cosa dopo Bucaneve, di cui ne è la esplicita e chiara prosecuzione. Tutto si sistema immediatamente al suo posto, i conti tornano all'istante, si è già nella storia, si conoscono sin da subito quasi tutti, ci si sente tra amici alle prime pagine.

"... non ne avrei parlato. Con nessuno...".
"... Eppure me ne stai parlando... qui... ora...".
"... non è la stessa cosa... quando parlo con te ho la sensazione di parlare con me stesso... sul tuo viso vedo scorrere tutte le emozioni che non voglio mostrare...".

Con un salto temporale di cinque anni tornano le vite ingarbugliate di Ambre, Tim, Anton, Rosalie, Gabriel e di tutti gli altri ex stagionali del piccolo albergo adagiato tra le alture mozzafiato dei Pirenei francesi.

Tanto discorso diretto utilizzato così bene da sostituirsi alle descrizioni che sono pochissime ma è come se fossero in gran quantità. Si riesce ad immaginare tutto: si percepisce la neve cadere leggera, si sente il profumo della cena di capodanno, quasi si toccano le lacrime del piccolo Timotée, si percorrono le stradine del borgo che attende il Natale, si definiscono chiare le voci del coro della chiesa, si percepisce il rumore del treno che porta via Ambre. La magia della scrittura!