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Re: Tutte le anime - Javier Marias

RECENSIONE CORALE A CURA DE "I MISERALIBRI – GRUPPO DI LETTURA BIBLIOTECA DI CHIARI"

Un’opera che divide e interroga, tra fascino letterario e resistenze di lettura: così si potrebbe definire TUTTE LE ANIME, di Javier Marías. È un libro che non lascia indifferenti, capace di suscitare reazioni opposte ma non superficiali. La storia “nasce” anche dall’esperienza diretta dell’autore - laureato in Filologia moderna - come docente a Oxford, e la sua natura un po’ indefinita la colloca in quella zona di confine tra romanzo, saggio e memoir, che da un lato la racchiude in una struttura architettonica complessa ma dall’altro rischia di renderla incomprensibile.

Il primo impatto con il libro rivela immediatamente la sua natura FATICOSA e POCO SCORREVOLE. Non si tratta di una lettura ordinaria: manca una trama tradizionale, sostituita da un flusso di pensieri che si attorciglia su se stesso in modo brillante e filosofico. La scrittura, che ricorda quella di Saramago per la sua natura contorta, richiede al lettore un approccio paziente e meditativo. È un libro che va letto con calma, accettando i suoi ritmi dilatati e la sua tendenza a soffermarsi su ogni dettaglio (anche in maniera ripetuta).

Il protagonista, significativamente privo di nome, fluttua nei suoi pensieri in un’atmosfera sospesa che pervade tutto il romanzo. Questo aspetto GALLEGGIANTE dell’opera crea un ambiente quasi sottovuoto («luogo immutabile e inospitale e conservato sotto sciroppo»), dove i ragionamenti si sviluppano secondo un andamento ellittico e circolare, in un continuo rimando tra presente e passato.

TUTTE LE ANIME è stato definito da molti OSTICO e DIFFICILE, con punti ripetitivi che ritornano ossessivamente sugli stessi concetti. Molti si sono imposti la lettura e hanno proceduto quasi meccanicamente attraverso una narrazione che è resistita alla comprensione immediata. La resistenza iniziale, però, si è poi trasformata in un’esperienza gratificante per chi ha deciso di perseverare.

L’opera presenta una natura ONIRICO-CARSICA che richiede impegno ma che, superata la soglia iniziale, rivela la sua ricchezza. È un romanzo sul turbamento, dove i personaggi assumono talvolta i contorni inquietanti di figure da noir-horror, come nell’episodio della bambina che assiste al suicidio della madre. Lo stesso Pier Paolo Pasolini ha detto: perché togliersi il piacere di farsi scandalizzare? Nonostante la difficoltà e i turbamenti, il libro mantiene un carattere REALE perché riporta ragionamenti e riflessioni che appartengono all’esperienza comune.

L’ambiente accademico di Oxford viene dipinto con tratti inclementi ma affascinanti. L’atmosfera è bella ma rarefatta, difficile da penetrare, caratterizzata da giornate costantemente uguali e di un grigiore che contrappone simbolicamente il mondo mediterraneo a quello anglosassone, la luce al buio. La scrittura si rivela ELEGANTE e RAFFINATA, capace di momenti di ironia e sarcasmo che alleggeriscono la densità concettuale dell’opera. L’autore dimostra una particolare abilità nel criticare i professori “ingessati nella loro parte”, creando un ritratto ambiguo e divertente dell’ambiente accademico.

Il protagonista suscita reazioni contrastanti. Alcuni lettori lo percepiscono come poco attento all’umanità delle persone, troppo incentrato su se stesso e caratterizzato da un atteggiamento pessimista e talvolta maschilista. La sua mancanza di empatia nelle relazioni, soprattutto con le figure femminili, viene vista come un limite dell’opera. Altri, invece, interpretano questa apparente insensibilità come una scelta letteraria funzionale alla storia che Marías vuole raccontare. Il protagonista non sarebbe insensibile per natura, ma rappresenterebbe uno strumento narrativo per esplorare temi più ampi legati alla solitudine, alla morte e al turbamento esistenziale.

L’opera presenta PERSONAGGI INTERESSANTI sotto diversi punti di vista, anche se alcuni li hanno giudicati poco caratterizzati. Lo spazio che occupano nella narrazione è ben percepibile, e la loro presenza contribuisce a creare quell’atmosfera sospesa che contraddistingue tutto il romanzo («Colui che qui racconta quel che vide e quel che gli capitò non è colui che lo vide né colui al quale capitò, e neppure è un suo prolungamento, una sua ombra, un suo erede, un suo usurpatore»).

TUTTE LE ANIME si presenta come un libro CALDO dal punto di vista intellettuale: è un’opera particolarmente CEREBRALE che richiede un lettore disposto ad accettare la sfida di una narrazione diversa. Il tentativo di Marías di “scrivere all’inglese”, oscillando tra flusso di coscienza e humor, crea un ibrido stilistico che migliora dopo un certo punto della lettura. La natura INAFFERRABILE dell’opera alla fine si rivela essere la sua caratteristica distintiva: contrariamente alle prime impressioni, una storia c’è, ed è quella di due anni di insegnamento in Inghilterra con tutto ciò che vi si inserisce nel mezzo.

TUTTE LE ANIME offre diversi spunti di riflessione di notevole interesse. Il romanzo si dimostra particolarmente ricco quando affronta temi legati al mondo dei libri, degli scrittori e del collezionismo letterario. Si tratta di un libro che apre riflessioni sul valore delle opere impegnative: quelle storie che sono difficili all’inizio ma che alla fine rivelano la loro bellezza a chi ha la pazienza di penetrarle. Non è certamente un libro da consigliare a chi si avvicina per la prima volta a Marías, ma rappresenta un’esperienza significativa per lettori disposti ad accettare il suo stile di scrittura. Anche se si tratta di una lettura TORMENTATA e per certi versi AMPOLLOSA, offre dei riferimenti brillanti e evocativi, che rimangono stampati nella mente (come ad esempio la metafora dei rifiuti e della pattumiera, citata da molti).

Durante l’incontro è emerso anche un particolare apprezzamento alla copertina che in un’edizione Einaudi contiene un dipinto di Leonor Fini (artista in mostra a Palazzo Reale fino al 20 luglio), molto bello ed evocativo, che sembra già preannunciare la natura particolare di ciò che si andrà a leggere. Leonor Fini è stata una importante esponente del Surrealismo e la sua arte si è caratterizzata per aver trasceso i confini della realtà. L’affiancamento a TUTTE LE ANIME è suggestivo sotto questo punto di vista: una lettura che sfugge alle definizioni tradizionali e che continua a interrogare il lettore anche dopo la chiusura dell’ultima pagina.

Durante la discussione sono state suggerite due opere dello stesso autore (si scostano da quella letta insieme e potrebbero stupire): VITE SCRITTE (1992) e DOMANI NELLA BATTAGLIA PENSA A ME (1994).

R: Chiamami col tuo nome - André Aciman

“Tutto questo iniziò l’estate in cui Oliver venne a casa nostra”… I pomeriggi d’estate, il tennis, le cicale, la musica, la lettura, la piscina, le corse, le passeggiate in bicicletta. Oliver, 23 anni, giovane letterato accolto dalla famiglia di Elio come residente estivo in cerca di un luogo tranquillo dove dedicarsi alle proprie pubblicazioni; Elio, 17 anni, amante della letteratura classica, della musica, della chitarra.
Da subito tra di loro è un gioco di sguardi, le loro menti viaggiano in parallelo.
Oliver “vedeva dentro chiunque perché cercava nelle persone ciò che aveva visto in se stesso e forse non voleva che altri vedessero” ed Elio non si rendeva conto che “ voler mettere alla prova il desiderio non era altro che un sotterfugio per ottenere ciò che voleva senza poterlo ammettere”.
Tra loro non ci sono altro che verità e “dove ci sono verità non ci sono barriere”.
La loro storia nasce come scoperta, trasporto, passione carnale, da incontro poetico a desiderio fisico: “Oliver era mio fratello, mio amico, mio padre, mio figlio, marito, il mio amante, me stesso”. Un amore totalizzante, che rimane nel tempo, nei ricordi perché anche se lontani quelli rimangono i luoghi dello spirito.
Film visto, ma da rivedere ora con altri occhi.

La strada giovane - Antonio Albanese

Romanzo con una storia e una scrittura veramente modesti caratterizzato da una trama a dir poco inverosimile e da una narrazione superficiale. Decisamente eccessive le aspettative testimoniate dalle attuali prenotazioni. La cosa migliore, a mio parere, è senz'alcun dubbio la copertina.

La "Fabrica" della Via Crucis - a cura di Marco Albertario

Cerveno è un piccolo borgo medievale raccolto alle pendici del monte Concarena in media Valcamonica. Se in anni recenti è diventato anche luogo di transito di tanti escursionisti che percorrono l’Antica via Valeriana, in passato è stato soprattutto un importante luogo di devozione per i valligiani.

Dalla metà del XVIII secolo, Cerveno ospita infatti il santuario della Via Crucis con le varie stazioni costituite da gruppi scultorei realizzati in prevalenza dall’artista Beniamino Simoni con uno stile decisamente peculiare. Questo edificio, addossato alla Parrocchiale di San Martino e facente parte di un complesso architettonico molto antico, costituisce un unicum: per lungo tempo snobbato dalla critica artistica, è stato portato all’attenzione del pubblico da grande critico e intellettuale milanese Giovanni Testori negli anni settanta del Novecento e da allora è stato fatto oggetto di numerosi studi e volumi.

Tra questi, un posto di riguardo lo merita sicuramente “La ‘Fabrica’ della Via Crucis. Il Santuario di Cerveno tra ricerca e restauro”, curato da Marco Albertario. Un volume imponente, edito da BAMS che ha il merito di mettere ordine – in poco più di 350 pagine di pregevole fattura, al prezzo di 70 euro – nel corpus frammentario delle ricerche precedenti presentando uno studio organico di tutti gli aspetti relativi a questa straordinaria opera.

Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/fabrica-via-crucis-cerveno/

I nove doni - Giovanni Allevi

Mai copertina fu più esemplificativa: la pesantezza dei sassi (argomento trattato) unita alla preziosità (esperienza vissuta) e alla luce dell'oro (punto di vista e finale).

Shiarrael - Emma Cremaschini

Shiarrael possiede solo il suo nome. “Ali delle stelle” significa, quelle stelle che l’hanno sempre protetta e guidata nel suo cammino. Non ha un passato Shiarrael, e nemmeno un futuro. Sa solo che nel colore della sua pelle è scritta la sua origine. Vive alla giornata, o meglio, vive il singolo attimo, costantemente in fuga dal mondo, senza sapere verso cosa sta fuggendo. Non le piace pensare perché “pensare di solito significava preoccuparsi. Preoccuparsi per dove avrebbe passato la notte, per che cosa avrebbe mangiato; preoccuparsi per il cibo che mancava, per i vestiti che erano troppo logori per riscaldarla”. Fino al giorno in cui il destino (o lo zampino di un’anziana governante!) le fa incrociare gli occhi di Ubertino Clerico.

Con “Shiarrael. Ali delle stelle” (LuoghiInteriori, 2024) la giovane scrittrice bresciana Emma Cremaschini torna per la quarta volta in libreria e ci regala una storia intensa, poetica e profondamente umana. Dopo aver raccontato il dramma della guerra in opere come "Ti porto con me", "Memorie di un fiore di campo" e "Aggrappati alle nuvole", Cremaschini cambia direzione per narrare la vicenda di una giovane zingara che vive per strada e improvvisamente vede di fronte a sé una possibilità inaspettata: sognare un futuro diverso.

Trovate qui la recensione completa di Brescia si legge: https://www.bresciasilegge.it/shiarrael-ali-delle-stelle/

Diabolik, chi sei? - soggetto e sceneggiatura Angela e Luciana Giussani

Diabolik non mi ha mai appassionato, questo miscuglio in calzamaglia tra Arsenio Lupin, 007 (con annessi gadget tecnologici) e Jason Bourne (perchè Diabolik mena e uccide anche, quando è il caso). Le storie sono dei polizieschi generici in definitiva e l'idea della femme fatale di turno non è nemmeno tanto insolita.

Cosa rende eccezionale questa versione di Diabolik allora ? La risposta è CORRADO ROI ! Il geniale fumettista varesotto è stato richiesto di ridisegnare questo numero "speciale" del fantomatico personaggio creato dalle sorelle Giussani, episodio il 107° che svela il passato del nostro e ne spiega l'origine del nome d'Arte.

L'interpretazione di ROI è assolutamente magistrale, i suoi chiaroscuri sono possenti e la forza drammatica dei personaggi surclassa di molte lunghezze il disegno della versione originale del 1968.

E' facile fare il confronto tra le due versioni, quella attuale di ROI e quella di Coretti/Facciolo, perchè questa edizione de "Lo Scarabeo" presenta una soluzione originale (io non l'ho mai vista prima per lo meno) e geniale perchè negli ampi margini laterali è riportata pagina per pagina, riquadro su riquadro e stampata in piccolo ed in grigio la versione uscita 57 anni orsono.

A voi giudicare, io la mia scelta l'ho già fatta.

R: Eredi Piedivico e famiglia - Andrea Vitali

In questo romanzo non ritroviamo il "solito" Vitali, a parte una timida imitazione nel colpo di scena finale delle ultimissime cinque pagine. E' un male ? Di per sè no, infatti molti rimproverano allo scrittore di ripetersi alquanto, non solo nell'ambientazione ma anche nello schema narrativo, e rinnovarsi un poco fa bene a tutti all'autore per primo. Il problema è che questa virata dal registro comico grottesco verso un tono raccolto e drammatico a mio modo di vedere non riesce per niente. Lo sviluppo della storia manca di tensione narrativa e i passaggi intimisti in più di un'occasione muovono allo sbadiglio. Giustamente Vitali mette da parte lo stile colorito (a volte piuttosto carnale) che lo contraddistingue perchè ovviamente è fuori posto, e lancia qua e là solo qualche rara battuta che smuove un sorriso. D'altra parte nemmeno quando il momento lo richiederebbe c'è un vero "accanimento" sulla posa drammatica, anzi i salti e le accelerazioni temporali finiscono persino con lo stemperare il Pathos di questo ordinario spaccato di vita familiare. In definitiva il racconto si presenta più volte annebbiato, perchè si capisce poco dove Vitali voglia andare a parare, e quindi si sposa bene col paesaggio nebbioso della Bassa Bresciana. Forse il bello del libro magari è questo, comunicarci che non si sa mai dove la Vita vada a parare. Durante una presentazione di questo libro, l'interlocutrice fece un accostamento tra alcuni aspetti di questa storia e la poetica del Verga. Non avevo ancora letto il libro e la cosa fece felice Vitali e preoccupò me. Ora che l'ho letto posso confermarvi che ho sempre detestato il Verga.

Quello che so di te - Nadia Terranova

Mi aspettavo la storia della pazzia della bisnonna della scrittrice. In parte questo racconto c'e', ma in minima parte. Si tratta soprattutto di una ricostruzione in cui la fantasia rattoppa i pochi fatti reali rintracciati tramite la ricerca e gli stralci di racconto familiare. Si tratta soprattutto di un prestesto per parlare di maternita', di famiglie, dei loro traumi e della psicologia transgenerazionale. Ci sono alcuni spunti e alcune frasi interessanti, tra cui una che ho trovato molto toccante:: riferendosi all'assicurazione di contattarla qualora venga rinvenuto altro materiale sulla sua antenata, l'autrice ammette di essere consapevole che quella chiamata non giungera' mai, ma che la dottoressa che la sta rassicurando ha fatto "...il regalo piu' bello tra i regali che possiamo fare agli estranei: ha inventato una bugia per me". Questa frase, in un certo senso, condensa tutta l'essenza della scrittura, o almeno di certa scrittura, inventare storie per noi.